Quando il cane sa curare due giorni di pet-therapy
LA ZAMPA di un cane nella mano di un uomo. L’ animale protagonista di una mediazione speciale, stimolo emotivo per rimettere in moto le terapie mediche in patologie come Alzheimer o autismo. È nei buchi neri della mente che i cani entrano in gioco, aprendo nuovi canali di comunicazione. Sono i presupposti su cui si basa l’ iniziativa “Intelligenze complementari”, due giorni ideata dalla scuola di educazione cinofila “La Voce del Cane” con l’ associazione “Progetto cane cittadino” e la cattedra di Zooantropologia esperienziale di Veterinaria diretta da Francesca Menna, in programmaa Città della Scienza (il ricavato a sostegno per la ricostruzione), sabato (dalle 9.30) e domenica. «In pet therapy – spiega la Menna – il cane diventa veicolo per stabilire una relazione di fiducia, oppure per creare un’ apertura cognitiva. Nelle malattie degenerative si riscontra spesso una forte frustrazione del paziente che, invece, lavorando con un cane diventa rilassato. Se l’ animale, scelto ed educato da educatori cinofili, presentasse patologie comportamentali, dovrebbe essere valutato da un veterinario esperto. La tavola rotonda verte sulla interdisciplinarietà». Il convegno sarà introdotto dal rettore Marrelli con l’ assessore Trombetti, il vicesindaco Sodano, il preside Zicarelli, il responsabile Servizio veterinario Sarnelli, il direttore Criuv Caputo e il commissario dello Zooprofilattico, Limone. Relazioni della Menna e di Rosaria Vernese, educatrice cinofila e fondatrice della “Voce del Cane”. Modera Stella Cervasio. © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIUSEPPE DEL BELLO
da Repubblica
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